Ready Player One, il Metaverso sarà così? [Articolo per IlRullo]
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Benvenuti nel Metaverso, l’universo parallelo dove il virtuale è più reale del reale o, almeno, così sembra. Certo è che la prospettiva è affascinante e al contempo inquietante, ma il progresso non si può fermare perché questo è quello con cui ci confronteremo in un futuro neanche molto lontano
(Questo articolo è stato pubblicato per IlRullo il 16 marzo 2022)
“Di questi tempi, la realtà è una fregatura, tutti cercano un modo per evadere. Ed ecco perché Halliday è un vero eroe per noi: ci ha mostrato un mondo dove andare senza andare da nessuna parte. Non hai bisogno di una destinazione quando corri su un tapis roulant omnidirezionale e con un sottostrato quadrifonico sensibile alla pressione. James Halliday vedeva il futuro e lo ha costruito. Ci ha dato un posto dove andare, un posto chiamato l’Oasi, un posto in cui il limite della realtà è la tua immaginazione, dove puoi fare qualsiasi cosa, puoi andare ovunque, sul pianeta vacanze puoi surfare un’onda mostruosa di 15 metri alle Hawaii, puoi scalare l’Everest. Dai un’occhiata a questo posto, è un casinò grande quanto un pianeta, puoi perdere i tuoi soldi lì, puoi sposarti, puoi divorziare, le persone vanno all’Oasi per tutte le cose che possono fare ma rimangono lì per tutte le cose che possono essere: alte, belle, spaventose, avere un sesso diverso, diventare una specie diversa, un cartone animato in una live action. Dipende da cosa desideri. Tranne che per mangiare, dormire e andare in bagno, qualunque cosa le persone vogliano fare, la fanno nell’Oasi e dato che tutti sono qui, è qui che facciamo amicizia”.
É la scena iniziale del film di fantascienza Ready Player One, diretto da Steven Spielberg e tratto dal romanzo Player One di Ernest Cline ed è stata illuminante perché volevo capire meglio il Metaverso. Molte volte i romanzi di fantascienza predicono il futuro e questo in particolare sembra davvero aver “visto” la nascita del Metaverso, questo “non luogo” dove la realtà virtuale ci consentirà di fare tutte le cose descritte poco fa e molto altro ancora.
Una prospettiva affascinante e al contempo inquietante, ma il progresso non si può fermare e questo è quello con cui ci confronteremo in un futuro neanche troppo lontano. E l’affare deve essere succoso se Mark Zuckerberg ha addirittura cambiato il nome dell’azienda da Facebook a Meta, a fine ottobre 2021, proprio per distinguere la piattaforma social dalla struttura aziendale che già da tempo stava investendo in modo importante su realtà virtuale, realtà aumentata e, intelligenza artificiale.
Come lo stesso Zuckerberg ha detto, «in questo futuro potremo essere teletrasportati come un ologramma ed essere in ufficio senza muoverci da casa, oppure andare a un concerto con gli amici o a casa dei nostri genitori. Siamo all’inizio del prossimo capitolo per Internet. La prossima piattaforma sarà ancora più coinvolgente: un Internet incarnato in cui saremo nell’esperienza, non solo guardandola».
«Pensate a quante cose fisiche avete oggi che potrebbero essere solo ologrammi in futuro. La Tv, la configurazione di lavoro perfetta con più monitor, i giochi da tavolo e altro ancora: invece di oggetti fisici assemblati nelle fabbriche, saranno ologrammi progettati da creatori di tutto il mondo».
Insomma, vivremo in un mondo virtuale e questo è, da una parte, fantastico, dall’altra terrificante: diventeremo tutti pigri e obesi, chiusi nelle nostre case? Il lockdown ci ha in parte mostrato le conseguenze di una vita digitale, quindi al momento la domanda è lecita ma la risposta ce la darà soltanto il tempo…
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Patrizia Kopsch
Author of this article
Consulente di comunicazione, formatrice sui temi della comunicazione digitale e dei social media con un passato da giornalista e caporedattore centrale in una rivista periodica mensile. Una smisurata passione per i contenuti e la comunicazione, un amore viscerale per la scrittura e le notizie sono stati riversati in questo sito e in ogni aspetto professionale, in ogni corso, testo prodotto e condiviso.