Uffici stampa: 10 errori da evitare (parte seconda)
- 04
- 05
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Come “non” si comunica con i giornalisti
Il fastidio provocato da maldestri comunicatori è paragonabile alle punture di zanzara… Courtesy of Sxc.hu |
Proseguiamo con l’analisi del decalogo ideato da Michele Boroni nel suo articolo 10 fastidi dei comunicati stampa del Fuori Salone pubblicato su wired.it. Un fastidio, anzi un’insofferenza che traspare chiaramente da ogni singola frase del pezzo tanto da indurre a pensare all’irritazione provocata dalle punture di zanzara.
Riprendiamo quindi da dove avevamo lasciato, esattamente a metà del percorso.
6) I mischioni tra categorie e genere: in questo caso l’autore si lamenta delle acrobazie linguistiche di cui sono infarciti i comunicati stampa del Fuori Salone. Occorre tenere presente che si tratta di un evento molto particolare e che, pur di emergere, purtroppo molti addetti alla comunicazione si dedicano all’utilizzo selvaggio di nomi strani o di locuzioni che fanno tendenza o che sono utilizzati in settori particolari trasportandoli in ambiti diametralmente opposti, accostando cucina e musica, architettura e poesia e così via. In sintesi, la lezione da imparare è, ancora una volta, semplicità. Semplicità di linguaggio, chiarezza del messaggio. E se la notizia non c’è, non cercare di mascherarne l’assenza con fiumi di – inutili – parole.
7) Il linguaggio commerciale è naturalmente molto utile nel corso delle transazioni, ma inserito in un comunicato stampa potrebbe risultare poco comprensibile o, peggio, irritare ulteriormente il già nervoso giornalista che dovrà sorbirsi anche le licenze poetiche che lo specifico settore commerciale ha coniato: l’occhiale (anziché gli occhiali), la scarpa, and so on… Qual è il messaggio? Ancora e sempre lo stesso: usare un linguaggio semplice, non settoriale, evitare i tecnicismi, aborrire i virtuosismi linguistici.
8) Monsieur Lapalisse, da questa parte, prego. Ed eccoci alle dolenti note, vale a dire: quando la notizia non c’è, non cercate di inventarvela. Eviterete di sprecare il vostro tempo e quello del giornalista che, manco a dirlo, a questo punto dell’elenco è già abbastanza alterato e sicuramente non sarà felice nel comprendere, leggendo il vostro comunicato, che avete cercato di raggirarlo sottovalutando la sua intelligenza e professionalità. Lui, il giornalista, mangia pane e notizie, come potete pensare di farlo fesso e farvi pubblicare il vostro “inno al nulla”?
9) Hey boys, hey girls. Più andiamo avanti nella lettura del decalogo e più ci sentiamo solidali con Michele Boroni. Una delle prime regole che abbiamo imparato durante il praticantato nelle redazioni è stata proprio quella di utilizzare l’italiano quanto più possibile e di evitare il ricorso a parole straniere, sempre per quel motivo di fondo che sta alla base del giornalismo: essere comprensibili e alla portata di tutti, ma proprio tutti tutti. L’articolo deve essere insomma “a prova di bambino” ma, come già detto, questo non significa essere banali nè infantili. Ma evidentemente nel corso della settimana in cui il rutilante mondo del Fuori Salone dà il meglio di sé mettendo in scena eventi in alcuni casi davvero over the top (concedeteci per una volta un termine inglese), essere cool diventa evidentemente un must ed anche i comunicati stampa diventano friendly e up to date. What’s….? Spiegare, prego.
10) Formula del momento. Quest’anno, secondo Boroni, è stata La grande bellezza. Insomma, non capita tutti i giorni di vincere l’Oscar e, quindi, perché non sfruttare l’onda emotiva che ha attraversato lo stivale per trasfonderla sui propri prodotti? E via con grandi bellezze a go-go… Essere originali, unici e distinguersi dalla massa non è facile, lo sappiamo bene. Ma quello che si deve evitare a tutti i costi è cercare di emergere uniformandosi ai tormentoni del momento. Molto meglio concentrarsi sui propri punti di forza, sul valore aggiunto e sulle caratteristiche che rendono il nostro prodotto/servizio unico.
E, ancora una volta, imparare dai colleghi giornalisti che la comunicazione e le notizie le masticano tutti i giorni e, seppure con fastidio o manifestando chiaramente l’insofferenza nei confronti dei cliché e dei “Manierismi, aria fritta finta cool, pose da boho-chic e l’eterno mito delle destrutturazioni…” ci insegnano tutti i giorni come deve essere fatto un buon comunicato stampa se si vuole che abbia qualche speranza di essere preso in considerazione e pubblicato.
A proposito, adesso andremo a studiarci bene le pose da boho-chic. Dio non voglia che qualche volta ce ne scappi qualcuna…
Patrizia Kopsch
Author of this article
Consulente di comunicazione, formatrice sui temi della comunicazione digitale e dei social media con un passato da giornalista e caporedattore centrale in una rivista periodica mensile. Una smisurata passione per i contenuti e la comunicazione, un amore viscerale per la scrittura e le notizie sono stati riversati in questo sito e in ogni aspetto professionale, in ogni corso, testo prodotto e condiviso.